Comunicazione & Forme



 

 

 

 

     Febbraio 2011

LA CARICHE DEL CAVALIERE -

di Giuseppe Romeo

 

Articoli e Servizi Particolari

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Le cariche del Cavaliere: una, è meglio che due –

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Introduco ora, dopo quanto ho già espresso in generale sulla “buona politica”

http://www.formedicomunicazione.com/la_buona_politica.htm

in un mio precedente editoriale, qualche ulteriore elemento di riflessione particolare sugli “strilli” del Cavaliere Berlusconi.

Il nostro Presidente del Consiglio svolge contemporaneamente due attività molto gravose: quella di presidente del P.D.L e quello di Presidente del Consiglio di tutti gli Italiani; la prima è un incarico di natura privata, diversamente dalle seconda che è una tra le più elevate e prestigiose funzione statali.

Io che ho votato per il P.D.L. da quando  i tre Presidenti Berlusconi, Fini e Bossi diedero al Paese una meritoria prospettiva di cambiamento di rapporto tra la politica e gli elettori, grazie alla moderna inversione di rotta che Silvio Berlusconi seppe dare con la sua scesa in campo politico presentando anticipatamente agli elettori un concreto e condivisibile programma elettorale, non vendicativo e sgombro di tatuaggi ideologici e di sproloqui, avrei preferito vedere tutti e tre prevalentemente immedesimati nei rispettivi rispettabilissimi ruoli istituzionali di Presidente del Consiglio dei Ministri, di Presidente della Camera e di Ministro, chiamati per dovere costituzionale a rappresentare autorevolmente tutto il Paese e non soltanto la propria parte politica o una sola parte del Paese.

Non è andata così, bisogna ammetterlo purtroppo; è stato più facile per il presidente Fini immedesimarsi a tempo pieno nell'unica funzione pubblica di Presidente della Camera che sta svolgendo comunque irreprensibilmente come viene riconosciuto da tutti, soprattutto sino  a quando non si è tentato ostinatamente, improvvidamente e spavaldamente di metterlo fuori gioco; meno facile, invece, è stato per il Cavaliere e il Senatur presi anche a guidare contemporaneamente in prima persona i rispettivi partiti; cavarsela alla grande in questa condizioni, e cioè riuscire a separare il tempo e la diversa condotta che richiedono le due distinte e separate responsabilità rappresentative, è una ardua impresa difficilmente digeribile dalle altre concorrenti forze politiche ed anche confusionaria in generale per l'intero Corpo elettorale che non vede certamente di buon occhio, quantomeno, questa ambivalente commistione che crea inevitabilmente dubbi consistenti sul rispetto effettivo del precetto costituzionale della imparzialità cui sono obbligati tutti i pubblici poteri.

Qualsiasi buon cittadino, infatti, è più propenso ad accettare che i partiti siano in prestito ed al servizio delle pubbliche istituzioni e non viceversa, anche perché i più eruditi in materia sanno che i nostri Padri costituenti hanno nobilmente e sapientemente dato impianto a uno Stato democratico al servizio dei cittadini per la loro protezione e non sottomissione; protezione che spesso ancora molti sono costretti, soprattutto i “poveri cristi,” a cercare ai molti sensali di vario tipo annidati in diversi campi profittevoli, anziché ai pubblici poteri  onorevolmente preposti dalla nostra Costituzione a farlo bene, prontamente e con imparzialità.

Inizialmente il Presidente del Consiglio, imprimendo all'attività governativa una buona accelerazione nell'attuazione del programma, ha dimostrato una grande capacità di mobilitazione, coordinamento e intervento governativo ed anche i ministri della Lega   stanno dando pure prova concreta di avere le carte in regola per fare buon governo nazionale come fanno vedere in particolare i risultati positivi ottenuti nella lotta contro la criminalità organizzata portata avanti da uno dei suoi più qualificati e tanto operativi esponenti.

Con questa visione, nell'ultimo semestre dell'anno scorso mentre c'era in ballo la tenuta della maggioranza di governo, ho osato prospettare in sordina la rinuncia a una delle due presidenze che impegnano tanto il Cavaliere e il Senatur nel tentativo non riuscito di facilitare la ricomposizione della compattezza della maggioranza, il suo  allargamento alle forze politiche omogenee e l'instaurazione di un rispettoso e serio confronto di cooperazione con l'intera opposizione democratica anche essa non priva di molti qualificati esponenti politici di primo piano; cooperazione che serve principalmente per fare fronte solidale alla eventuale scongiurabile precipitazione della crisi finanziario/economica in atto e per dare avvio, senza ulteriori inconcludenti battibecchi politici in merito, al processo di riforma costituzionale almeno di quella condivisa per ridurre gli alti costi della politica e la lunghezza estenuante nella produzione legislativa e regolamentare.

IL Cavaliere, cui non manca certamente intelligenza, abilità, conoscenza e risolutezza, notoriamente è stato tanto provato sin dalla sua scesa in campo politico come Presidente del  Consiglio e Presidente della sua parte politica, dal livore lampante riversatogli dai suoi avversari  politici scalmanati, dall'attentato subito l'anno scorso e dal probabile eccesso di zelo giudiziario o accanimento come molti sospettano nell'esercizio dell'azione penale nei suoi confronti divenuto da diversi anni plateale e generale come è sotto gli occhi di tutti, in palese e flagrante violazione del precetto costituzionale di informare riservatamente qualunque persona accusata di reato della natura e dei motivi dell'accusa elevata a suo carico, e di concedergli il tempo e le condizioni necessarie per preparare la sua difesa ( comma 2 art.111 costituzione ); non avendo il Cavaliere anche i nervi di acciaio inossidabile ma di carne umana, come ogni altro comune mortale in questo caso,  si è lasciato prendere dalla istintiva reazione difensiva a largo raggio ed  in prima persona; reazione comprensibile e confacente, a mio rispettoso avviso, con la presidenza di un partito ma per nulla con quella di Presidente del Consiglio.

Il presidente di un partito opera, infatti, come un qualunque privato cittadino mentre il Presidente del Consiglio dei Ministri che è il presidente di tutti e non soltanto della parte politica cui appartiene, come ogni altro politico investito di una qualsiasi funzione pubblica, ha quindi per questa sua speciale qualità il privilegio di essere giudicato e difeso, per quello che compie nell'esercizio di questa funzione, dal Parlamento  e da un giudice e da una difesa altrettanto speciali ( Tribunale dei Ministri e Avvocatura dello Stato ), diversi cioè da quelli che hanno i comuni cittadini.

Pur non stazionando nella stanza dei bottoni io ero ugualmente fiducioso, come semplice elettore delle maggioranza di governo uscita dalla urne e non di quella che si sta rattoppando, che almeno il Cavaliere per evitare di perdere le staffe che può accadere a chiunque è sovraccaricato di impegni tanto gravosi come i suoi, fiutasse, come auspicavo ed auspico, anche la necessità e la opportunità di lasciare una delle due staffe che infila alla disponibilità della maggioranza eletta per farla infilare a un esponente tra i tanti qualificati che operano nel suo partito; necessità che considero ancora emergente per quanto ho già detto; non è mai troppo tardi quando c'è in giuoco l'interesse generale del Paese.

Io sono certo che il Cavaliere, stando a cavallo soltanto di una delle due funzioni, quella che riterrà più congeniale al suo modo di essere e di operare, si troverà più a suo agio per rendere più proficuo per se e soprattutto per l'intero Paese il suo notevole e vigoroso impegno politico che gli sta costando ingenti sacrifici, delusioni, afflizioni ed incomprensioni; se opterà per la Presidenza del P.D.L. certamente avrà maggiore possibilità di spaziare a destra e a manca nella libera ricerca ed utilizzo che gli sono consentiti di ogni  mezzo di difesa e di proselitismo, compresi gli strilli politico/denigratori delle  persone e delle autorità  che considera avversarie o nemiche, a suo rischio e pericolo personale ma non della istituzione pubblica che rappresenta e a vantaggio o disdoro della forza politica che presiede; strilli, tuttavia, non raccomandabili per la carica dirompente e non risolutiva che li caratterizza; se invece, sceglie di perseverare nel tanto impegnativo quanto autorevolissimo esercizio della prestigiosa funzione di Presidente del Consiglio dei Ministri può dormire sonni  tranquilli sino alla fine del suo mandato rispetto alla distrazione dai suoi compiti istituzionali che può cagionargli l'esercizio dell'azione penale svolta obbligatoriamente dalla pubblica accusa nei suoi confronti, regolare o meno che sia; sarà compito dei suoi avvocati farvi fronte per verificarlo ed eccepirlo poi nelle competenti sedi.

A quest'ultimo riguardo, infatti, rimango dell'opinione che qualsiasi Presidente del Consiglio nell'esercizio del suo diritto/dovere di svolgere il mandato elettivo ricevuto, insindacabile in sede di giustizia ordinaria essendo sottratto costituzionalmente alla giurisdizione ordinaria, è esente dalla perentoria osservanza degli adempimenti personali a sua difesa in campo penale e che qualsiasi giudice che sa svolgere bene ed in modo appropriato, equilibrato e confacente col dettato costituzionale la sua altrettanto autorevole funzione pubblica deve sospendere inevitabilmente il processo a carico di qualsiasi persona investita di così alte ed assorbenti funzioni statali elettive non acquisite per concorso ma per volontà popolare; non c'è infatti, alcuna giuridica e ragionevole possibilità di potere legittimamente condannare o assolvere le più alte cariche dello Stato in loro assenza dal processo, che non significa impunità a vita; il presidente, come ho già detto è costituzionalmente sottratto sino alla fine del suo mandato alla giurisdizione ordinaria anche per gli eventuali reati comuni qualora non intenda, a sua personale discrezione, esercitare la facoltà di sospendere o meno temporaneamente l'esercizio del suo diritto e l'adempimento del suo dovere, equivalente a quello giudiziario di tenere regolarmente in piedi il processo, di proseguire ininterrottamente l'espletamento della sua funzione, con l'ovvia assunzione delle conseguenti responsabilità politiche.

Per questo mio non incerto convincimento avevo pronosticato ottimisticamente in un precedente servizio sul nostro periodico “Comunicazione & Forme” un sostanziale giudizio favorevole della Corte Costituzionale sul così detto “lodo Alfano” e, dopo il diverso giudizio che è stato espresso, non mi sarei aspettato una riproposizione legislativa di un vacillante rimedio come quello praticato e deflazionato successivamente dalla stessa Corte, ma una  rispettosa e attenta presa d'atto con introduzione nell'ordinamento penale di una semplice e salda norma ordinaria a carattere generale di interpretazione autentica ( di competenza esclusiva del Parlamento ) dell'attuale disciplina della sospensione del processo penale; era quella che serviva e che ancora potrà servire per orientare e conformare in generale detto processo per  siffatte materie tanto influenti sullo stabile e pacifico equilibrio tra i tre poteri del nostro Stato ( potere legislativo, esecutivo e giudiziario ), anziché un nuova problematica normativa di specifica e non generale integrazione di quella già esistente come quella deflazionata dalla Corte Costituzionale, rivelatosi alla fine un'altra “zappata sui piedi” pari a quelle in cui sono incappate altre frettolose produzioni parlamentari e governative di questi ultimi tempi.

Perciò, se il Cavaliere intende guidare ancora il Governo nel rispetto del mandato elettorale ricevuto conservando intatta la sua vocazione a servire generosamente l'intero Paese  molta apprezzata dalla maggioranza degli elettori che lo ha votato, deve continuare a fare, a mio avviso, senza ulteriori pregiudizievoli strilli ma con iniziative politiche di raccordo e non di scontro istituzionale, una scelta di campo salutare per se e per l'intero Paese  angosciato dalla pressante necessità che avverte di essere liberato dall'attuale molto rischiosa fibrillazione politica.

Se invece dovesse scegliere di fare il presidente del P.D.L. per sentirsi maggiormente a suo agio con le mani più libere ha soltanto l'imbarazzo della scelta nella ricerca della persona più adatta a svolgere convenientemente la funzione di Presidente del Consiglio dei Ministri fra i tanti esponenti qualificati che hanno operato e che stanno bene operando dentro il centro destra e dintorni.

 Buona scelta Cavaliere!

Sursum corda, ottimisticamente scrivendo; consideri pure che in politica una sua geniale retromarcia suggerita dal prevalente interesse dell'intero Paese, come quello attuale di avere garantita la pacifica e proficua stabilità di governo per la intera legislatura indispensabile per realizzare concretamente l'arduo e condivisibile programma riformatore del governo ed evitare così i costi salati di eventuali elezioni politiche anticipate di incertissimo risultato risolutivo, non é per nulla disonorevole ma molto apprezzabile come esempio di un lodevole e tanto auspicabile nuovo stile gratificante di fare buona politica; i processi alle altrui intenzioni che galleggiano unicamente sul maremoto più o meno sotterraneo delle congetture e del chiacchiericcio che insidia il mondo umano anche in politica, alla lunga, fanno correre il rischio di mettere a soqquadro la pacifica convivenza democratica.

 Avv. Giuseppe Romeo