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Pubblicato su AUPI News  -  anno VI - n.21 - marzo 2004

 

    <     Ottobre 2004    >

 SEGRE:Vi spiego il boom della Poesia

di Angela Battaglia  

 

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SEGRE: Vi Spiego il boom della Poesia                     



 

"Il boom della poesia? E' vero, la poesia vive una stagione fortunata".

Esordisce così, inizia così l'articolo del l'11 febbraio 2004 su "la  Provincia Pavese", del gruppo de "l'Espresso", a firma Sisto Capra.

L'intervista è a Cesare Segre.

"Lei è molto bravo" dissi al giornalista Sisto Capra incontrandolo due giorni prima dell'articolo, lunedì 9 febbraio, in un paesino del Pavese per la venuta del presidente della Camera Casini.

Sisto Capra, dunque, è un giornalista bravo.

E Segre? Chi è Segre?

"Segre, grande filologo - indica l'articolo in questione -, è professore emerito  di filologia romanza all'università di Pavia".

Segre, il professor Segre è anche una "voce" che attraverso il telefono rispondeva, dalla sua residenza milanese, alle mie domande anni fa.

E scrissi, sul "Corriere della Sera" di giovedì 13 luglio 1989, in un articolo d'apertura (Nostro Servizio Particolare) a 5 colonne "Il Pianeta Università - Studiando Platone col computer" quanto segue: "...Inoltre, in facoltà (la facoltà di Lettere e filosofia di Pavia) sono attivati sedici dottorati di ricerca. Tra questi spiccano quello di Scienze letterarie coordinato da Cesare Segre, presidente onorario della società internazionale per gli studi di semiotica..."

Segre...Un mito. Un mito del mondo accademico e della cultura si sofferma, "oggi", sulla poesia. Come non starlo a "sentire". E, leggendo l'intervista pubblicata sul Quotidiano pavese, riportiamo, per AUPI News,  quattro o cinque risposte.

- Professor Segre - chiede Sisto Capra - il fervore poetico che pervade la nostra società è una moda effimera o una tendenza di lungo corso?

- "Che ci sia un momento di particolare interesse per la poesia è un fatto inevitabile. Spero che non sia solo una moda come tante altre che si esauriscono nel giro di mesi. Indubbiamente la poesia ha il pregio di rivolgersi a una vasta platea, può attrarre molti che non hanno particolari interessi culturali"

- Come spiega dunque questo fenomeno?, è la seconda domanda del giornalista Sisto Capra, al quale il professor Segre risponde:

- "Lo vedo in parte come frutto di una reazione e in parte come espressione di un bisogno dello spirito".

- Reazione per che cosa?, spinge all'approfondimento l'intervistatore.

E l'intervistato:

- "Si tratta, penso, di una sana reazione al prevalere di un linguaggio rozzo e volgare come quello della televisione, in cui siamo immersi, o di un linguaggio ben più raffinato ma artificiale come quello della pubblicità , che usa molti procedimenti della poesia, ma è privo di creatività fantastica".

- Passiamo al secondo aspetto. Quale bisogno soddisfa la poesia?

Nella risposta che seguirà, dalla quale se ne potrebbe trarre, per la poesia, la tipologia di Comunicazione pura, non contaminata, l'illustre Cesare Segre è magnifico.

- "Il bisogno di freschezza - dice il professor Segre, e ci affascina -, di fantasia. Chi si accosta alla poesia cerca un'espressione fresca e probabilmente una ricchezza di immagini e di suggestioni che non si possono certo contrarre nel linguaggio che ci viene propinato dai mass media. La poesia ci può dare anche un'apertura su mondi fantastici assolutamente privi di compromissioni con i nostri interessi immediati e le nostre occupazioni quotidiane, in completa libertà di associazione mentale, di immagini. Creazioni assolutamente originali e molto nutrienti per i nostri spiriti".

Alla quinta domanda Politica e poesia, mondi separati?, con la quale concludiamo, il professor Segre risponde, sempre sul quotidiano "La Provincia Pavese", così:

- "La politica è agli antipodi della poesia. Essa ci può suggerire antidoti a tutte le convenzionalità e a tutte le menzogne di cui la politica è portatrice. La poesia ha una funzione catartica nei confronti del discorso politico cui siamo assoggettati".

 Può essere e può non essere, professor Segre.

A volte, a volte, la poesia, di specie o "sottospecie", che si cala nel sociale, è anche denuncia. E', ritengo, un modo sottile di far politica o di voler dire sulla politica. Quando così è non è relax e non è, nel senso psicologico del termine, catarsi. E' denuncia.

Che suono hanno questi versi reperibili sul sito internet www.agendadeipoeti.com  nell' Agenda dei Poeti 2004 - della OTMA EDIZIONI - alla data del 23 gennaio?:

"...ora so, e vorrei non sapere, che l'immoralità ferisce l'etica e la vorrebbe annientare".

"So", è consapevolezza.

"Vorrei non sapere", è denuncia.

Niente lezioni, professor Segre.  Piccolo scambio culturale, e niente di più.

Per cui aggiungo, da "la Provincia Pavese" "Pagina speciale" del 23 dicembre 2003: "...Buon Natale al Ricco che può dare il lavoro e può dare il salario. Buon Natale alle coscienze..." E così via, da altra pubblicazione: "...Giovani a Gerico all'antivigilia della pace. Giovani, e ancora giovani.

I mitra, tanti, e in ognuno di essi a tracolla la spalla di un ragazzo..."

Non è catarsi. Ahimè, non sempre è catarsi.



Angela Battaglia